mercoledì 2 marzo 2011

Il male dell'Italia sono le mazzette

A pag. 6 dell'edizione di venerdì scorso (25 febbraio) de "Il Fatto Quotidiano" è stata pubblicata un'interessante intervista a Piercamillo Davigo (ex PM di Milano nel periodo di "mani pulite" e attualmente Consigliere di Cassazione) sul livello di corruzione che caratterizza la vita pubblica italiana.

Il punto di partenza è l'ultimo rapporto annuale sulla corruzione reale e percepita nei diversi paesi stilato dall'organizzazione Transparency International laddove l'Italia viene collocata al non certo lusinghiero 67° posto, dopo tra gli altri stati come il Rwanda, le Isole Samoa e la Namibia.

Il Dr. Davigo, intervistato sul punto e sulle azioni da intraprendere per incominciare ad invertire la rotta, esprime opinioni e riporta dati di indubbio interesse.

In particolare, secondo la sua opinione, l'Italia per risalire in classifica e migliorare il tasso di moralità nella vita pubblica dovrebbe:
- ratificare la Convenzione Europea per la lotta alla corruzione (che consentirebbe di punire anche condotte oggi non punibili secondo le leggi vigenti, come ad esempio la corruzione di parlamentari);
- adeguarsi alle legislazioni processuali di quasi tutti gli altri Paesi Europei che prevedono che la prescrizione del reato non decorra più a favore dell'imputato una volta che questo sia stato condannato con sentenza di I grado e sia lui ad impugnare la sentenza di condanna (pare che solo in Italia e in Grecia la prescrizione continui a decorrere);
- eliminare la distinzione tra corruzione e concussione ed introdurre forme di incentivo al pentimento e alla confessione di questi reati (così da avere maggiori collaboratori che consentano di assicurare alla Giustizia i colpevoli);
- introdurre il reato di corruzione tra privati (come previsto dalla legislazione comunitaria in materia);
- invertire la tendenza legislativa degli ultimi 17 anni a contrastare non la corruzione ma le indagini sulla medesima.

Io concordo su ciascuno di questi punti. E voi?

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